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OSSERVATORIO ASTRONOMICO
DELLA MONTAGNA PISTOIESE

Pian dei Termini - San Marcello Pistoiese

L'Osservatorio astronomico della Montagna pistoiese, nato con una struttura ed una strumentazione di tutto rispetto, costituisce un punto di attrazione fortissimo nell'intero comprensorio dell'Appennino tosco-emiliano, essendo facilmente raggiungibile da ogni località del preappennino, dal Valdarno inferiore, ed anche dal versante emiliano.

L'edificio sorge su una breve spianata a circa 950 metri di quota sul livello del mare, Pian dei Termini, a poco meno di 3 km da S. Marcello Pistoiese.

Due sono i motivi che spingono gli astronomi a cercare luoghi di media ed alta montagna: la necessità di superare i bassi strati atmosferici che pongono grosse limitazioni per il loro contenuto di umidità e impurità e per fenomeni di turbolenza termica, e la lontananza da grandi aree urbanizzate che con i loro fumi e le loro luci inquinano ulteriormente l'atmosfera; In questo senso, il "sito" dell'osservatorio è particolarmente valido, come è stato confermato da un Sopralluogo effettuato da esperti dell'Osservatorio Astrofisico di Arcetri.

La struttura

La costruzione, sobria e compatta, insiste su un'area di circa 900 mq, in parte adibiti a parcheggio, in parte disponibile per attività all'aria aperta, quelle cioè che consentono il primo approccio al cielo nella sua globalità, fase necessaria per chi si accosta all'astronomia poichè occorre sviluppare il senso dell'orientamento sulla volta celeste, familiarizzarsi con l'orizzonte e identificare su questo le direzioni dei punti cardinali seguendo "in grande" il movimento dell'intera sfera celeste.

La costruzione è stata "pensata" e realizzata in funzione educativa, poiché oltre allo spazio del vero e proprio osservatorio (quello che con voce di sapore antico "ancora"" oggi gli astronomi chiamano "specola"), una sala assolve le funzioni di raccordo tra l'astronomia letta o studiata sui libri e quella che direttamente può essere acquisita con lo strumento. La sala, dotata di adeguate apparecchiature audiovisive, consente di accogliere i visitatori, di introdurli alla successiva osservazione, di sviluppare lezioni e/o conferenze, di offrire uno spazio per la progettazione e l'analisi delle attività osservative.

L'ambiente della specola, assai spazioso per le osservazioni condotte normalmente con la presenza di un piccolo numero di operatori, consente anche visite di gruppo. La copertura è realizzata in modo classico, con cupola semisferica rotante di 5 m di diametro, coibentata internamente più per una migliore conservazione delle apparecchiature che per il confort di chi osserva: una sana giacca a vento è sempre più che opportuna.

La struttura prevede infine un piccolo ambiente in cui sarà attrezzato un laboratorio fotografico la cui utilità è indiscutibile, se si pensa che l'astronomia dell'ultimo secolo e mezzo ha visto proprio nella fotografia il più potente strumento di indagine scientifica.

Il telescopio

Se il cuore dell'osservatorio è la specola, il cuore della specola è il telescopio, la cui potenza e qualità determinano il livello dell'intera struttura. Lo strumento di Pian de' Termini colloca l'osservatorio al più alto grado tra le strutture amatoriali, con spiccate caratteristiche di professionalità.

La maggioranza delle persone trova naturale chiedere per prima cosa "quanti ingrandimenti" ha un grosso telescopio o addirittura di "quanto avvicina". Questi aspetti in vero sono secondari, mentre i parametri che caratterizzano la potenza - per così dire - di uno strumento sono il diametro dell'obiettivo e la sua distanza focale. L'obbiettivo, nel nostro caso, è costituito da uno specchio concavo lavorato con una precisione assolutamente inimmaginabile (qualche decina di milionesimi di millimetro); la sua funzione è di raccogliere la luce proveniente da una sorgente (una stella ad esempio) e concentrarla in un punto formandone un'immagine: la distanza tra lo specchio e l'immagine è appunto la ,focale della configurazione detta newtoniana.

Quanto più lo specchio è grande, tanto più raccoglie luce in ragione della sua superficie, tanto più è capace di penetrare le profondità del cielo, potendo rivelare sorgenti più deboli .

Con il telescopio di cui parliamo, avendo questo un diametro di circa 410 mm, la luce raccolta è circa 5000 volte maggiore di quella che può ricevere l'occhio umano, e di conseguenza attraverso il telescopio saranno visibili stelle molto più deboli di quelle che possiamo ammirare ad occhio nudo. In termini più precisi, mentre ad occhio nudo si arriva a vedere stelle di 5. o 6. mágnitudine, la cosiddetta magnitudine limitei questo telescopio, raggiungibile con riprese fotografiche, dovrebbe aggirarsi intorno alla 15., in condizioni meteorologiche favorevoli.

Altro aspetto, legato direttamente al diametro dello specchio è la risoluzione o il potere separatore, cioè la possibilità di distinguere e vedere separate le immagini di due sorgenti tra loro vicine. Misurata in valore angolare la risoluzione di questo telescopio è dell'ordine di 0.5 secondi d'arco, un valore circa 100 volte minore di quella dell'occhio nudo. In termini concreti, e pensando alla tabella di lettere che l'oculista usa per misurare la vista, sarebbe come poter vedere ancora le ultime righe con la tabella posta a circa mezzo chilometro di distanza.

Va detto però che una tale risoluzione non è quasi mai raggiungibile a causa della presenza dell'atmosfera, che pone sempre un limite più elevato anche nella sera più favorevole.

La focale dà invece una misura di quanto grande si forma l'immagine di un oggetto esteso, quale può essere la Luna, un pianeta, una nebulosa, o una lontana galassia. Ad esempio, se si fotografa la Luna al fuoco diretto di questo strumento, la cui focale è 2 m, la sua immagine avrà un diametro di circa 2 cm e consentirà di ottenere elevati ingrandimenti di buona qualità. La focale dà dunque la scala dell'immagine: in questo caso 1 mm sul piano focale corrisponde ad un angolo di circa 100 secondi d'arco. La cosa in realtà è più complessa dato che il telescopio di Pian de' Termini potrà essere usato in due diverse configurazioni: quella newtoniana, già citata e la cosiddetta Cassegrain con la quale si arriva ad avere una locale equivalente di circa 7 m (1mm corrisponde ora a circa 30 secondi d'arco), anche se a scapito della luminosità.

Questo fatto però non costituisce un problema poiché i campi di applicazione delle due configurazioni sono diversi e tra loro complementari.

C'è infine la possibilità di osservazioni visuali dirette, cosa per altro non usuale con uno strumento di queste dimensioni, essendo, per così dire, una fruizione privata di un osservatore alla volta. E' chiaro però che, in una struttura pubblica che non abbia la ricerca come finalità primaria, un certo tempo dovrà essere dedicato anche a soddisfare questo tipo di richieste.

 

Perché un Osservatorio?

La funzione di un osservatorio astronomico pubblico può essere vista come molteplice. - In primo luogo se ne deve considerare il ruolo didattico in senso proprio: è prevedibile un'ampia affluenza di scolaresche di varie età, accompagnate dai loro insegnanti, per visite guidate sia diurne che notturne. Le visite diurne potranno rispondere alla curiosità di vedere la struttura generale di un osservatorio astronomico, e potranno essere completate mediante la proiezione di audiovisivi nella apposita auletta prevista nell'edificio. A tale scopo sarà creato un adeguato archivio di diapositive e di altre facilities del genere, che permettono un ricco corredo di immagini alla lezione parlata.

Naturalmente un fascino ben maggiore è legato alle visite notturne, la cui organizzazione è però nettamente più complessa, e che presumibilmente saranno possibili solo per scolaresche abbastanza mature. la visione notturna del cielo, fatta con un telescopio, specie di oggetti quali la Luna, Saturno, alcuni ammassi stellari ecc., rappresenta un'esperienza importante sia emotivamente sia culturalmente. Il raggiungimento dell'obiettivo culturale presuppone però una adeguata preparazione e spiegazioni che eliminino equivoci e convinzioni errate. E' disponibile per questo una sala, dove si può tenere una lezione introduttiva.

- Al di là della didattica istituzionale, rivolta ad utenti in età scolare, l'osservatorio astronomico della Montagna pistoiese si pone obiettivi di educazione permanente, con attività di divulgazione ed esperienze rivolte a persone adulte.

L'astronomia, intesa come osservazione del cielo, si pone un po' a metà strada fra le scienze naturali, con la loro preminente impostazione descrittiva, e le scienze quali la fisica, in cui il momento deduttivo ed interpretativo dei fenomeni in termini di leggi generali è nettamente prevalente per queste ragioni essa sembra poter essere un campo particolarmente praticabile e fruttuoso di educazione alla scienza, sia per un pubblico scolare che per una generale utenza, in ciò favorita anche dalla innegabile presa emotiva.

- Va infine discussa una terza finalità, più specialistica ma non secondaria. Un telescopio come quello di Pian de' Termini, con i suoi 40 cm di diametro, permette osservazioni di oggetti già piuttosto deboli. Con strumenti delle stesse dimensioni sono state svolte e vengono svolte a tutt'oggi delle osservazioni astronomiche di chiara rilevanza scientifica in settori, quali i corpi minori del Sistema solare o le stelle variabili, che non richiedono necessariamente all'osservazione di spingersi a magnitudini molto deboli. Nello stesso quadro rientrano anche varie attività di osservazione di carattere sistematico e routinario, nonché la ricerca di fenomeni imprevisti (comete, supernovae ). Ovviamente quello della Montagna pistoiese non è un osservatorio astronomico dedicato alla ricerca, e non sarebbe opportuno prevederne un futuro prioritariamente rivolto in questo senso - ormai i telescopi e la ricerca nascono di dimensioni ben maggiori e sono collocati in "siti" di eccellenza (in genere oltre i 2000 metri di quota). - Nonostante ciò, anche per la presenza a S. Marcello Pistoiese di un numeroso gruppo di astronomi non professionisti, l'occasione di questo valido strumento può permettere lo svolgimento di attività di osservazioni inserite in problematiche di ricerca scientifica originale, così come avviene anche altrove. Un contributo amatoriale alla ricerca astronomica può anche servire, in prospettiva, a coinvolgere e avviare la formazione astronomica di giovani, destinati ad un interesse professionale per l'astronomia, quali futuri ricercatori o addetti alla ricerca o alle attività produttive ad essa collegate. Ed anche in assenza di questi sbocchi, lo svilupparsi di interessi e competenze di questo genere ha certamente un importante ruolo formativo.


Abbiamo seguito la nascita dell'Osservatorio astronomico della Montagna pistoiese fin da quando era ancora un progetto e sembrava poco più di un sogno. In tempi di generalizzato consumismo - anche culturale - sembrava arduo sperare che l'entusiasmo e la lungimiranza dei promotori riuscissero a catalizzare il consenso necessario per reperire i mezzi finanziari.

Ora che l'Osservatorio è una realtà, per la volontà concorde degli Enti Locali interessati, siamo felici di essere stati invitati a presentarlo, e siamo anche lieti di constatare come iniziative di questo genere pur tuttora rare - stiano cominciando a diffondersi, a testimonianza di una accresciuta sensibilità per le tematiche astronomiche e per tutto quello che l'osservazione del cielo comporta in termini di arricchimento culturale e - perché no? - emotivo.

Paolo Paolicchi - Umberto Peneo
  del Dipartimento di Fisica
dell'Università di Pisa